domenica 14 gennaio 2018
HOVERBOARD la nuova generazione delle due ruote?
Che cos’è un HOVERBOARD?
L’hoverboard è un monopattino o monociclo elettrico autobilanciantechiamato anche street board. La sua complicata tecnologia, sfrutta sensori e microprocessori che, attraverso il principio della fisica della stabilità dinamica, riescono a mantenere l’hoverboard in equilibrio conferendo grande stabilità e sicurezza al conducente.
È un vero e proprio gingillo della tecnologia amato dai più giovani e alla moda in tutto il mondo, in particolare in USA e in Asia.
Da quando è sul mercato ha invaso i negozi e le vendite sono salite alle stelle, questo perché è un mezzo semplice ed intuitivo da usare, sicuro, ecologico, comodo da trasportare ed economico. Per non parlare dell’invida che suscita in chi lo vede per strada e ne vorrebbe immediatamente uno.
È l’ideale sia per i bambini, sia per gli adulti che possono sfruttarlo durante occasioni di svago, ma anche durante il lavoro o le commissioni quotidiane in giro per la città.
Come è fatto e come funziona?
L’hoverboard assomiglia ai più famosi segway, ma è privo di manubrio.
È composto da due pedane che si muovono sullo stesso asse. Alle estremità ci sono due ruote parallele.
I comandi vengono dati attraverso leggere pressioni dei piedi, contemporaneamente o uno alla volta. Ogni piede, infatti, comanda una ruota e va inclinato in avanti per partire ed accelerare, indietro per frenare ed andare in retromarcia.
Molto più difficile a dirsi che a farsi, in realtà basta salirci sopra per capire come utilizzarlo… un vero e proprio “gioco” da ragazzi!
Hoverboard ideale per i bambini o gli adulti?
La risposta è per entrambi!
Per i bambini:
Un’ottima idea regalo per i vostri bambini che troveranno nell’hoverboard un ideale “compagno di giochi”. Vostro figlio passa troppe ore davanti al computer, alla televisione o su internet?
Non preoccupatevi perché, nell’istante in cui riceverà il suo primo hoverboard, non vedrà l’ora di passare le giornate all’aria aperta, muovendosi e interagendo con i coetanei. L’hoverboard, infatti, aumenta la sicurezza di sé aiutando nelle relazioni. Inoltre, è un gioco educativo che aumenta i riflessi e insegna ad essere responsabili e a seguire le prime regole della “strada”, come fare attenzione ai pedoni.
Ovviamente, bisogna prendere qualche piccole precauzione riguardo la sicurezza:
Evitare di regalare un hoverboard a bambini con età inferiore agli 8 anni. Sebbene ci siano modelli che vanno molto più lentamente, alcuni arrivano a 20 km/h. Un bambino al di sotto di quell’età potrebbe avere difficoltà a gestire certe velocità.
Fate indossare le protezioni (casco, ginocchiere, gomitiere e polsiere) in ogni momento.
Educare il bambino all’uso dell’hoverboard, spiegando come è fatto, come utilizzarlo e come caricarlo in sicurezza con la corrente elettrica.
Per gli adulti:
Come già detto è un mezzo di trasporto rivolto anche agli adulti. In primis, per gli stessi motivi per cui l’hoverboard fa gola ai bambini: divertimento assoluto e un nuovo eccitante modo di passare il tempo libero.
Se questo è sufficiente per un bambino, spesso non lo è per un adulto che vuole unire l’utile al dilettevole.
L’hoverboard è un ottimo mezzo per percorrere distanze brevi in città, faticando meno ed essendo più veloci che a piedi. Può essere utilizzato, quindi, per gli spostamenti e le commissioni quotidiane.
Inoltre, allo stesso modo del segway e dei classici monopattini elettrici, può essere utilizzato anche al lavoro, in tutte quelle occasioni che richiedono spostamenti frequenti e rapidi come nelle aree portuali o industriali.
Può an ortuali o industriali.
Può anche essere utile per i promoter e le hostess che pubblicizzano aziende o prodotti durante eventi o semplicemente nei centri urbani. Il segreto di un buon promoter è attirare attenzione; l’hoverboard, che crea fin da subito curiosità in chi lo vede, lo farà per voi senza il minimo sforzo e in quel momento potrete promuovere il vostro prodotto, offerta o azienda.
Le migliori marche e i prezzi online degli Hoverboard
Vi sono molte marche di hoverboard, la maggior parte cinesi.
Il prodotto è, infatti, stato inventato in Cina ed è ancora per la maggior parte prodotto in quel paese. Tuttavia, questo non è sinonimo di bassa qualità, anzi!
I prezzi variano a seconda dei materiali di costruzione, ma solitamente partono dai €300.
Ecco alcuni dei migliori modelli:
Safe Hoverboard
Monopattino elettrico Italiano, resistente all’acqua, veloce e pratico da usare, motore di 700W e una velocità max di 15km che essere utile per i promoter e le hostess che pubblicizzano aziende o prodotti durante eventi o semplicemente nei centri urbani. Il segreto di un buon promoter è attirare attenzione; l’hoverboard, che crea fin da subito curiosità in chi lo vede, lo farà per voi senza il minimo sforzo e in quel momento potrete promuovere il vostro prodotto, offerta o azienda.
Le migliori marche e i prezzi online degli Hoverboard
Vi sono molte marche di hoverboard, la maggior parte cinesi.
Il prodotto è, infatti, stato inventato in Cina ed è ancora per la maggior parte prodotto in quel paese. Tuttavia, questo non è sinonimo di bassa qualità, anzi!
I prezzi variano a seconda dei materiali di costruzione, ma solitamente partono dai €300.
Ecco alcuni dei migliori modelli:
Safe Hoverboard
Monopattino elettrico Italiano, resistente all’acqua, veloce e pratico da usare, motore di 700W e una velocità max di 15km.
martedì 2 gennaio 2018
Honda ha un V2 sovralimentato… ma forse non lo userà!
Vito Cicchetti è uno dei pochissimi
italiani ad avere conquistato la fiducia dei manager della Honda Motor
Co. Ltd e per questo, l’abruzzese cresciuto in America oggi non è
soltanto al comando di Honda Motor Europe ma la sua opinione ha una notevole importanza anche ai piani alti,
in Giappone. Cicchetti è sempre stato un manager “anomalo”, attaccato
alla sua “maglia”, schietto, spesso poco politico, ma sanguigno.
Insomma, la persona adatta ad analizzare quello che Honda ha mostrato al
Tokyo Motor Show e a EICMA e ad analizzare il futuro del colosso del Sol Levante.
Honda sta presentando modelli in molti segmenti di mercato ma sta anche mostrando tecnologie innovative. Quale direzione avete preso?
«Honda sta sviluppando prodotti adatti a clienti che difficilmente saliranno in sella a una moto o a una moto di nicchia. Per intenderci, chi oggi guida un Super Cub va accompagnato verso le cilindrate maggiori. Noi abbiamo un parco clienti vastissimo, che parte dal basso e ne stiamo tenendo conto per sviluppare una gamma di prodotti adatti a questi clienti, nel mondo. Penso anche che poche altre aziende siano in grado di costruire un’Africa Twin, una moto con cerchio di 21”, nata per fare davvero fuoristrada nel 65% della sua vita ma adatta all’uso su strada. L’equilibrio dell’Africa Twin rispecchia la nostra filosofia, basata sull’equilibrio, che a volte mal si sposa con il “fun” che intendono alcuni clienti ma ben si sposa con ciò che vogliono i nostri clienti, tanti, in tutto il mondo».Però le moto “fun” servono ad alimentare l’immagine tecnologica dell’azienda.
«Infatti in Giappone hanno capito che se non investiamo nel settore di nicchia, rischiamo di perdere tutti quei clienti che oggi sono felicissimi di possedere una Honda. Tutti clienti che in futuro potrebbero guardare una Ducati o una BMW, piuttosto che una Honda. L’Europa resta un palcoscenico importante. Come dire... se vuoi vedere il film, devi entrare e pagare».
Hai citato la Ducati, l’azienda che sembra seguire una strada opposta alla vostra. Cosa ne pensi?
«La Ducati fa bene quello che sta facendo, perché un’azienda che produce 50.000, 60.000, 70.000 rappresenta una nicchia, che deve costruire moto come la Panigale V4. Hanno anche fatto qualcosa di diverso con la Scrambler, un prodotto riuscito. Alla fine, però, ho notato che sono stati costretti a presentare una 1100 per portare avanti il progetto».
A proposito di supersportive. Quelle di serie hanno superato i 200 CV. Ha senso?
«La ricerca della potenza massima si lega con il mondo delle corse, dove la Honda investe tantissimo, anche troppo, soprattutto in MotoGP. Molti di questi soldi potrebbero essere spesi per realizzare prodotti da vendere. Oggi, a differenza del passato, diverse MotoGP hanno raggiunto un elevato livello prestazionale ed è il pilota a fare la differenza. Per spiegare la mia tesi aggiungo... oggi il mercato delle Supersport 600 è morto, però in passato Honda era leader di quel mercato, sia quando vincevamo i mondiali, sia quando non li vinceva. Le vendite non erano collegate alle vittorie ma al prodotto. E ancora... presentiamo un prodotto nuovo come la Fireblade e mi rendo conto che è commercialmente valido, anche se non abbiamo vinto in Superbike. Pensando al futuro il dilemma è: costruire una supersportiva equilibrata o realizzarne una, magari V4, con 222 CV dal peso di 195 kg? Io, da europeo, rispondo: facciamola esagerata, perché è quello che vuole quel cliente. Però, per esempio, gli inglesi usano la Fireblade su strada, tutti i giorni. In alcuni Paesi c’è ancora la voglia di moto super potenti ma la Honda pensa che questo non sarà il futuro».
Quale sarà il futuro?
«Le moto elettriche, che abbatteranno le barriere tecnologiche, per cui molti costruttori potranno entrare nel mercato, anche avendo meno know-how. “L’elettrificazione” è stata decisa ad alto livello, dai governi e dalle Case auto. La moto, che ha meno voce in capitolo, verrà trascinata in questo sistema. Tutto ciò a mio avviso avverrà in 10, massimo 15 anni. Non molto, se ci pensi».
La Riding Assist-e sembra volere spiegare che in moto si cade più difficilmente. È corretto?
«Nella Honda ci sono due macro livelli di R&D. C’è chi sviluppa tecnologia per la produzione di serie e chi sviluppa tecnologia... punto. Quest’ultimo reparto è lasciato libero di creare e non si interfaccia con chi produce. La Riding Assist-e è stata presentata ma non lo sapeva neppure il mio presidente! Io non so neanche spiegare come funzioni esattamente, perché utilizza hardware e software di Asimo, evoluti per essere applicati alla moto».
Potrebbe diventare un prodotto di serie?
«Difficile dirlo. Io applicherei quella tecnologia su una Gold Wing, magari ibrida, non pensata per curvare più veloce ma per garantire maggiore facilità di gestione a bassa velocità. Bisognerebbe lavorare per ridurre i pesi. Vero è che anche la Yamaha Niken pesa più di una Tracer, quindi... Bisognerà capire se l’utente sarà disposto a spendere di più per acquistare qualcosa che pesa di più. Io considero la tre ruote della Yamaha è un prodotto intelligente».
Honda costruirà una moto con tre ruote?
«Il problema del tre ruote è legato ai brevetti. Il sistema della Piaggio è stato sviluppato su una base nota, nel senso che era stata proposta anche ad altre Case. La Yamaha, sulla Niken, ha sviluppato un sistema diverso. C’è sempre meno spazio per inventare e bisognerà capire come verrà accolta la moto a tre ruote. Nel segmento scooter i tre ruote non hanno avuto una grande crescita, dopo l’entusiasmo iniziale. Per assurdo la tecnologia delle tre ruote potrebbe funzionare di più su una moto, perché potrebbe attirare i clienti che hanno timore di cadere».
Si dice che nella vostra R&D ci sia un motore sovralimentato...
«È vero. Abbiamo costruito un V2 sovralimentato. Io l’ho anche provato ed è meraviglioso. Il progetto c’è ma attualmente è parcheggiato, sia per questione di costi, molto elevati, sia per questione di filosofia, un po’ distante dal nostro modo di concepire la moto. Con l’attuale management non credo si produrrà, però in futuro la situazione potrebbe anche cambiare. Io penso e spero che possa diventare realtà. Non sarebbe una moto da 300 chilometri orari ma rappresenterebbe qualcosa di davvero innovativo, performante e tecnologico».
Honda sta presentando modelli in molti segmenti di mercato ma sta anche mostrando tecnologie innovative. Quale direzione avete preso?
«Honda sta sviluppando prodotti adatti a clienti che difficilmente saliranno in sella a una moto o a una moto di nicchia. Per intenderci, chi oggi guida un Super Cub va accompagnato verso le cilindrate maggiori. Noi abbiamo un parco clienti vastissimo, che parte dal basso e ne stiamo tenendo conto per sviluppare una gamma di prodotti adatti a questi clienti, nel mondo. Penso anche che poche altre aziende siano in grado di costruire un’Africa Twin, una moto con cerchio di 21”, nata per fare davvero fuoristrada nel 65% della sua vita ma adatta all’uso su strada. L’equilibrio dell’Africa Twin rispecchia la nostra filosofia, basata sull’equilibrio, che a volte mal si sposa con il “fun” che intendono alcuni clienti ma ben si sposa con ciò che vogliono i nostri clienti, tanti, in tutto il mondo».Però le moto “fun” servono ad alimentare l’immagine tecnologica dell’azienda.
«Infatti in Giappone hanno capito che se non investiamo nel settore di nicchia, rischiamo di perdere tutti quei clienti che oggi sono felicissimi di possedere una Honda. Tutti clienti che in futuro potrebbero guardare una Ducati o una BMW, piuttosto che una Honda. L’Europa resta un palcoscenico importante. Come dire... se vuoi vedere il film, devi entrare e pagare».
Hai citato la Ducati, l’azienda che sembra seguire una strada opposta alla vostra. Cosa ne pensi?
«La Ducati fa bene quello che sta facendo, perché un’azienda che produce 50.000, 60.000, 70.000 rappresenta una nicchia, che deve costruire moto come la Panigale V4. Hanno anche fatto qualcosa di diverso con la Scrambler, un prodotto riuscito. Alla fine, però, ho notato che sono stati costretti a presentare una 1100 per portare avanti il progetto».
A proposito di supersportive. Quelle di serie hanno superato i 200 CV. Ha senso?
«La ricerca della potenza massima si lega con il mondo delle corse, dove la Honda investe tantissimo, anche troppo, soprattutto in MotoGP. Molti di questi soldi potrebbero essere spesi per realizzare prodotti da vendere. Oggi, a differenza del passato, diverse MotoGP hanno raggiunto un elevato livello prestazionale ed è il pilota a fare la differenza. Per spiegare la mia tesi aggiungo... oggi il mercato delle Supersport 600 è morto, però in passato Honda era leader di quel mercato, sia quando vincevamo i mondiali, sia quando non li vinceva. Le vendite non erano collegate alle vittorie ma al prodotto. E ancora... presentiamo un prodotto nuovo come la Fireblade e mi rendo conto che è commercialmente valido, anche se non abbiamo vinto in Superbike. Pensando al futuro il dilemma è: costruire una supersportiva equilibrata o realizzarne una, magari V4, con 222 CV dal peso di 195 kg? Io, da europeo, rispondo: facciamola esagerata, perché è quello che vuole quel cliente. Però, per esempio, gli inglesi usano la Fireblade su strada, tutti i giorni. In alcuni Paesi c’è ancora la voglia di moto super potenti ma la Honda pensa che questo non sarà il futuro».
Quale sarà il futuro?
«Le moto elettriche, che abbatteranno le barriere tecnologiche, per cui molti costruttori potranno entrare nel mercato, anche avendo meno know-how. “L’elettrificazione” è stata decisa ad alto livello, dai governi e dalle Case auto. La moto, che ha meno voce in capitolo, verrà trascinata in questo sistema. Tutto ciò a mio avviso avverrà in 10, massimo 15 anni. Non molto, se ci pensi».
La Riding Assist-e sembra volere spiegare che in moto si cade più difficilmente. È corretto?
«Nella Honda ci sono due macro livelli di R&D. C’è chi sviluppa tecnologia per la produzione di serie e chi sviluppa tecnologia... punto. Quest’ultimo reparto è lasciato libero di creare e non si interfaccia con chi produce. La Riding Assist-e è stata presentata ma non lo sapeva neppure il mio presidente! Io non so neanche spiegare come funzioni esattamente, perché utilizza hardware e software di Asimo, evoluti per essere applicati alla moto».
Potrebbe diventare un prodotto di serie?
«Difficile dirlo. Io applicherei quella tecnologia su una Gold Wing, magari ibrida, non pensata per curvare più veloce ma per garantire maggiore facilità di gestione a bassa velocità. Bisognerebbe lavorare per ridurre i pesi. Vero è che anche la Yamaha Niken pesa più di una Tracer, quindi... Bisognerà capire se l’utente sarà disposto a spendere di più per acquistare qualcosa che pesa di più. Io considero la tre ruote della Yamaha è un prodotto intelligente».
Honda costruirà una moto con tre ruote?
«Il problema del tre ruote è legato ai brevetti. Il sistema della Piaggio è stato sviluppato su una base nota, nel senso che era stata proposta anche ad altre Case. La Yamaha, sulla Niken, ha sviluppato un sistema diverso. C’è sempre meno spazio per inventare e bisognerà capire come verrà accolta la moto a tre ruote. Nel segmento scooter i tre ruote non hanno avuto una grande crescita, dopo l’entusiasmo iniziale. Per assurdo la tecnologia delle tre ruote potrebbe funzionare di più su una moto, perché potrebbe attirare i clienti che hanno timore di cadere».
Si dice che nella vostra R&D ci sia un motore sovralimentato...
«È vero. Abbiamo costruito un V2 sovralimentato. Io l’ho anche provato ed è meraviglioso. Il progetto c’è ma attualmente è parcheggiato, sia per questione di costi, molto elevati, sia per questione di filosofia, un po’ distante dal nostro modo di concepire la moto. Con l’attuale management non credo si produrrà, però in futuro la situazione potrebbe anche cambiare. Io penso e spero che possa diventare realtà. Non sarebbe una moto da 300 chilometri orari ma rappresenterebbe qualcosa di davvero innovativo, performante e tecnologico».
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